Lazio

Storia e Tradizioni

E’ la regione più meridionale dell’ Italia centrale ed è la terza regione per numero di abitanti. Ricca di storia e di notevole importanza artistica è meta di turismo internazionale in ogni stagione dell’ anno, sulla riva destra del fiumeTevere è situata la città del Vaticano.

Il Territorio

Il Lazio può essere diviso in tre parti:
Il litorale tirrenico e le zone pianeggianti con lunghi tratti sabbiosi interrotti dagli speroni montuosi di Capo Linaro, del Monte Circeo e del promontorio di Gaeta. La zona appenninica formata dai rilievi dei monti Sabini e Prenestini. La zona antiappenninica con i rilievi dei monti Cimini e Volsini che racchiudono la piana di Tarquinia, a nord del fiume Tevere. A sud del Tevere sorgono i colli Laziali di origine vulcanica.

La Città Eterna

Roma: il richiamo turistico esercitato dalla capitale è al primo posto tra le località laziali. Chiamata la “città eterna” per i suoi ventisette secoli di storia che vanno dalla fondazione all’ età moderna. E’ ricca di opere d’ arte di ineguagliabile valore. Il Colosseo o Anfiteatro Flavio, iniziato da Vespasiano nel 72 a.C. fu terminato nell’ 80 a.C. da suo figlio Tito. L’ Arco di Costantino, il Foro Romano con il suo imponente complesso di ruderi. Piazza Navona con le sue tre fontane, quella al centro la fontana dei Fiumi (Nilo, Gange, Danubio e Rio della Plata) è un capolavoro di Lorenzo Bernini. La Fontana di Trevi è la più famosa tra le fontane di Roma. Piazza di Spagna. La scalinata della Trinità dei Monti. I Fori Imperiali. Il Campidoglio. Castel Sant’ Angelo. Le Terme di Caracalla. La Toma di Cecilia Metella. La Via Appia Antica: la più antica delle strade consolari, per citare solo alcune delle meraviglie che si possono ammirare.

Gastronomia

La cucina laziale è soprattutto popolare, fatta per il vero buongustaio, non ha raffinatezze ma è robusta e generosa , fatta per compagnie allegre e numerose, per le scampagnate alle trattorie popolari su tavoli coperti da tovaglie di carta. Anche a Roma sarà facile trovare questi ambienti alla buona dove continua l’ antica tradizione della cucina rustica dei pastori e dei contadini come la coda alla vaccinara, il maiale arrosto e, carne più usata, l”abbacchio” ossia agnello giovane, cotto in padella o a “scottadito cioè sul fuoco di carbone. Tra i formaggi dominano quelli di pecora e di bufala.

Città del Vaticano

Situata sulla riva destra del fiume Tevere è il più piccolo stato indipendente del mondo (0,44 Kmq) e nel suo territorio sono compresi: la Basilica di San Pietro, i palazzi Apostolico, del Governatorato, della Biblioteca e quello della Radio Vaticana. Il servizio d’ ordine è svolto dagli agenti di Vigilanza e della Guardia Svizzera che indossa la originale divisa, forse disegnata da Michelangelo; alla costruzione della Basilica contribuirono noti architetti, scultori e pittori. Il lavoro della Cupola, iniziato dal Bramante, fu modificato da Michelangelo. A Gianlorenzo Bernini si devono la sistemazione della piazza ed i suoi porticati .

Visitiamo il territorio e le sue produzioni:

Fonte “Disciplinari produzione vini DOC Lazio”:
tratto da Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio

In attesa di vedere come sarà il “vigneto Lazio” nei prossimi anni, dopo che sarà realizzato il piano per la sua trasformazione appena iniziato, non ci resta che illustrare a grandi linee l’attuale panorama delle DOC. Non essendo stata creta alcuna nuova denominazione nel corso dell’ultimo anno, restano a tutt’oggi in vigore 25 Denominazioni che coprono complessivamente circa la metà dell’intero territorio regionale interessando tutte e cinque le province.

L’area più importante, che è poi quella storicamente più antica, è quella dei Castelli romani, un territorio che si snoda sulle colline intorno al lago di Albano e che fonda le sue caratteristiche su terreni di origine vulcanica. Sono i vini che si bevevano nell’antica Roma e che tuttora sono i più diffusi nel consumo della capitale. Per il momento, la base ampelografica prevalente si affida alla Malvasia di Candia, al Trebbiano toscano e alla Malvasia puntinata, vitigni che si ritrovano un pò in tutte le DOC dei Castelli.

Portabandiera di questi vini è il Frascati, il cui nome stesso richiama la freschezza, la piacevolezza, la giovinezza di un prodotto che si lascia bere con facilità. É anche il vino cantato da poeti e scrittori, quello che ha fatto conoscere nel mondo il vino “de Roma”. Nell’ambito della produzione complessiva dei Castelli Romani (1 milione e 200 mila ettolitri), il Frascati rappresenta il 42%. Oltre al tipo secco, il più diffuso, viene prodotto anche nelle tipologie asciutto, amabile, Cannellino, Novello e spumante. I comuni interessati sono, oltre naturalmente a Frascati, Grottaferrata, Monteporzio Catone, Montecompatri e Roma stessa.

Accanto al Frascati, l’area dei Castelli comprende molte altre Denominazioni. Una di queste è la Montecompatri-Colonna, che con la vicina Zagarolo condivide le tipologie secco, amabile e dolce. La maggior parte si trovano però sull’altro versante, ossia sulla parte occidentale del lago. Questo è il regno del Marino, altro vino bianco molto diffuso, prodotto in gran parte da varie Cantine sociale che da alcuni anni hanno cominciato a migliorare la qualità della produzione. Il Marino può essere prodotto anche nelle versioni Superiore e spumante.

Scendendo più a Sud, ecco la DOC Colli Albani, altro serbatoio di vini bianchi non impegnativi per la sete dei romani (e non solo). E ancora, in una sorta di platea che circonda il lago, anzi i laghi perché qui siamo in riva al lago di Nemi, troviamo la zona di produzione dei Colli Lanuvini e quindi a seguire quelle delle DOC Velletri e Cori. Ma mentre la prima è rivolta ai soli vini bianchi, i disciplinari delle altre due consentono anche la produzione di vini rossi. In questo caso i vitigni più usati sono Sangiovese, Montepulciano e Cesanese, ma talvolta entrano nell’uvaggio anche Bombino nero, Ciliegiolo, Nero buono e perfino Merlot. Proprio in queste zone, che fanno parte dei Castelli Romani, l’eccessiva presenza di vitigni a bacca bianca, tra l’altro coltivati con sistemi non perfettamente in linea con quanto oggi si richiede per ottenere prodotti di grande qualità, proprio qui dicevamo si dovrà intervenire in futuro seguendo le direttive indicate dal progetto di ristrutturazione del “vigneto Lazio”.

Ma proseguiamo nella panoramica delle attuali DOC. Altra area di antiche tradizioni, non foss’altro perché qui la vite era coltivata (e con ottimi risultati) già dagli Etruschi, è il Viterbese. Nomi prestigiosi come Orvieto e Est!Est!Est! di Montefiascone bastano da soli a dare un blasone di nobiltà a una zona vinicola. É vero che negli ultimi dieci-quindici anni hanno risentito anch’essi della crisi generale dei vini bianchi, tuttavia nelle aree più vocate i produttori più avveduti hanno cominciato a immettere sul mercato vini di un certo interesse. Certo, nella maggior parte dei casi la base ampelografica è affidata tuttora ai vitigni tradizionali (Trebbiano toscano, Malvasia, Verdello, Drupeggio e Grechetto per l’Orvieto; Trebbiano toscano, Malvasia di Candia e Rossetto per il Montefiascone), ma in futuro questa potrà essere modificata, magari attraverso il miglioramento di alcuni di questi stessi vitigni. Entrambi vengono prodotti nelle versioni secco e abboccato (l’Est! Est!! Est!!! anche come spumante).

Sempre nella zona settentrionale del Viterbese, in una piccola area che si affaccia sul lago di Bolsena, troviamo l’antico Aleatico di Gradoli (dolce e liquoroso). Qui purtroppo la superficie coltivata è in fase di contrazione, anche perché sembra che il vitigno sia in fase di erosione genetica; eppure, nonostante ciò, da più parti viene avanzata l’eventualità di una richiesta di DOCG. La ricchezza in fatto di aree coltivate a vite della provincia di Viterbo continua con le DOC Colli Etruschi Viterbesi (bianco, rosso, Novello, rosato, Procanico, Grechetto, Rossetto, Moscatello) e Tarquinia, entrambe di recente istituzione e con vasti territori di produzione che vanno dai confini con la Toscana e l’Umbria fino ad abbracciare buona parte della costa tirrenica fino al Tevere. Infine, la DOC Vignanello, non distante dal capoluogo e in parte fiancheggiante il Tevere. Il disciplinare consente la produzione di bianchi, rossi e rosati, nonché il Greco di Vignanello (secco e spumante).

Entriamo in provincia di Roma e sempre sulla costa, inglobata nella più ampia DOC Tarquinia, ecco la DOC Cerveteri, altro nome che ricorda la presenza degli Etruschi in quest’area. Bianco, rosso e rosato sono le tipologie di questa Denominazione. E sempre a nord della capitale, ma più vicino al Tevere, troviamo il Bianco Capena, una DOC abbastanza recente che consente la produzione di un bianco un pò diverso dagli altri essendo ottenuto da tre varietà di Malvasia (di Candia, del Lazio e della Toscana) e tre di Trebbiano (toscano, romano e giallo). Confinante in parte, ma rientrante in provincia di Rieti, si trova la DOC Colli della Sabina, un vasto territorio che accompagna il corso del Tevere dai confini umbri fin quasi a Roma, spingendosi verso Est. Trattandosi di una Denominazione recente, ai produttori è stata data ampia facoltà di scelta con ben nove tipologie previste dal disciplinare.

In mezzo al mare magnum di vini bianchi, il Lazio conserva per fortuna ancora qualche isola destinata prevalentemente ai vini rossi. La più importante, come si è già visto, è il Cesanese, un territorio diviso amministrativamente tra le province di Roma e Frosinone, dove tradizionalmente si producono vini corposi e dagli aromi inconfondibili. Ben tre le DOC che si rifanno al territorio: Cesanese del Piglio (forse la più nota), Cesanese di Affile e Cesanese di Olevano romano. Parzialmente coincidente con quest’ultima è la DOC Genazzano, che però oltre ai rossi contempla anche i bianchi.

Sempre al Frusinate appartiene l’ultima nata nel mondo delle Denominazioni laziali: Atina. Con questa DOC, in pratica, la vitivinicoltura della regione ha cominciato a voltare pagina, aprendo a nuove tipologie, più rispondente alle richieste attuali dei consumatori. Largo spazio, quindi, ai vitigni internazionali, dal Cabernet Sauvignon e Franc al Merlot e al Syrah. Oltre al rosso e al rosso Riserva, il disciplinare prevede l’Atina Cabernet e l’Atina Cabernet Riserva. Si tratta di vedere, dopo il necessario rodaggio, i risultati qualitativi e commerciali di questa operazione.

Concludiamo la nostra carrellata tra le DOC laziali con le due aree più a Sud, entrambe in provincia di Latina. Aprilia, confinante con i vini dei Castelli Romani, e Circeo, che corre sull’entroterra dietro il litorale che va da Latina a Terracina. Si tratta di due Denominazioni che negli ultimi tempi si è cercato di rilanciare: la prima attraverso la creazione di tre specifiche sottodenominazioni riservate ai vitigni Trebbiano, Merlot e Sangiovese; la seconda con l’ampliamento delle tipologie (bianco, rosso, Novello, rosato, Sangiovese e Sangiovese rosato) e grazie anche al miglioramento qualitativo della produzione da parte delle Cantine sociali che, come si sa, nel Lazio hanno sempre rappresentato e rappresentano tuttora una larga fetta della produzione regionale.