Puglia

Storia e Tradizioni

La parte sud della regione è costituita da una penisola piana e fertile che forma il caratteristico “tacco” dello “stivale” italiano. Nell’antichità la parte settentrionale della regione era già conosciuta col nome di Puglia, mentre la parte meridionale era chiamata Calabria, nome che che oggi definisce la “punta” della penisola italiana.

Prima di essere conquistata dai Romani nel IV secolo A.C., quest’area era abitata da varie tribù di ceppo italico e da colonizzatori greci. Come di consueto, i Romani lottizzarono il territorio, costruirono nuove strade e stabilirono nuovi insediamenti.

Dopo la caduta dell’Impero Romano la regione seguì il fato della maggior parte dell’Italia meridionale. A tempi alterni la zona fu soggiogata dai Goti, dai Longobardi, e dai Bizantini. Nell’XI secolo fu conquistata dai Normanni e, nel 1059, Roberto il Guascone fondò il ducato di Puglia. Quando i Normanni conquistarono la Sicilia alla fine dell’XI secolo, Palermo, rimpiazzò Melfi come capitale del vassallato e Puglia divenne una semplice regione dapprima del Regno di Sicilia ed in seguito del Regno di Napoli e delle due Sicilie.

Dopo i normanni fu il turno dei turchi e dei veneziani, i quali a tempi alterni occuparono le zone costiere fino al 1861, quando la regione fu riunita al regno d’Italia sotto la conduzione dei Savoia. Riforme sociali ed agrarie procedettero lentamente durante il XIX secolo, ma accelerarono notevolmente fra la metà e la fine del XX secolo.

Nonostante la Puglia sia principalmente pianeggiante ci sono zone montagnose nel Gargano e nella parte centro-settentrionale della regione. Nonostante la rapida espansione industriale del XX secolo, l’occupazione principale continua ad essere l’agricoltura. I prodotti tipici includono olive, uva, cereali, mandorle, fichi e tabacco oltre ad animali d’allevamento, fra I quali si contano pecore, maiali, mucche, e capre.

Gli stabilimenti industriali comprendono raffinerie, impianti chimici, cementifici, impianti per la lavorazione del ferro, dell’acciaio e della plastica e, naturalmente cantine vinicole. La pesca è un’industria attiva sia nelle coste dell’Adriatico che nel Golfo di Taranto.

I Vini

La Puglia produce più vino di ogni altra regione Italiana, coprendo circa il 17% della produzione nazionale, e compete con la Sicilia per il primo posto nella produzione di uva. Tradizionalmente, la maggior parte del vino prodotto in zona veniva spedito al nord per essere usata nella produzione di Vermouth a Torino, oppure in Francia, specialmente nelle annate di bassa produzione oppure di scarsa qualità.

In anni più recenti, gli enologi pugliesi hanno iniziato a produrre vini che vengono imbottigliati localmente e bilanciano armoniosamente bouquet, acidità, grado alcolico e densità.

In Puglia si producono 25 vini DOC, includendo il Primitivo di Manduria, un buon rosso che prende il nome dall’uva omonima. Recentemente una ricercatrice californiana, Carole Meredith, ha dimostrato che il Primitivo ha lo stesso DNA dello Zinfandel americano, il vitigno dal quale si ricava il più apprezzato vino rosso prodotto nella Wine Country (Regione del Vino) californiana e, per estensione, negli Stati Uniti. L’Accademia dei Racemi, un’associazione di coltivatori, agronomi ed enologi dedicata alla promozione e al miglioramento della qualità dei vini prodotti localmente, sotto la direzione del signor Gregory Polucci produce un eccellente Primitivo e sta sperimentando con vitigni Zinfandel importati dagli Stati Uniti.

Il Salice Salentino, un rosso corposo prodotto nella provincia di Lecce, merita una menzione particolare. Contiene principalmente uva Negro Amaro ed ha guadagnato un discreto seguito anche all’estero grazie all’ottimo rapporto qualità-prezzo.

Per lungo tempo, in Puglia ha predominato la cultura delle cooperative vinicole ma, con il quasi totale esaurimento delle sovvenzioni sia da parte del governo italiano che da parte dell’Unione Europea, le coop si trovano di fronte alla scelta, a volte drastica, di cambiare i loro metodi produttivi oppure rischiare il fallimento. Probabilmente, questo va a tutto vantaggio dell’amante del buon vino, visto che molte coop hanno ridotto la produzione focalizzandosi sulla qualità e la tutela del marchio dei vini locali.